ARCIPELAGO TOSCANO Curiosità
Testi e foto riprese da Lo Scoglio Elba ieri, oggi, domani. Si ringrazia il Sig. Aulo Gasparri per la gentile collaborazione.
MALEDETTI ELBANI!!!
ANEDDOTI DELLO SCOGLIO DEL TEMPO CHE FU...
Una donnetta di Capoliveri si trovò a Marciana Marina al funerale di un personaggio importante e si meravigliò quando vide che la banda cittadina, con gli strumenti abbrunati, precedeva il feretro: infatti al suo paese era consuetudine che invece prendesse posto dopo di esso. Notata questa diversità nella cerimonia, se ne uscì con questa riflessione: "Oh, Gesu ! ! In questo paese il morto lo trombano prima e poi lo porteno! Da noi, prima lo porteno e poi lo trombeno!". Non crediamo di dare qualche spiegazione.
Per associazione di idee, ci viene in mente un altro aneddoto della fine dell'ottocento. Era candidato alle elezioni per la camera dei deputati il famoso Max Bondi (quello che aveva promesso la ferrovia all'Elba). Arrivò un giorno con il piroscafo, accolto festosamente dai suoi sostenitori che, dissero, "lo trombonno infino al troiatro" (cioè lo accompagnarono con la banda fino ai Vigilanti, dove tenne un comizio).
Il conte don Teodoro Mannucci, parroco di S. Ilario fino agli anni 30, si lamentava con i suoi parrocchiani più fedeli perchè ogni tanto qualcuno gli tagliava le funi delle campane. C'erano, in paese, tanti asini e tante capre, ma non tutti potevano permettersi di acquistare una fune nuova, quando la vecchia era fuori uso, e allora se ne rifornivano al campanile. Poichè il fatto si ripeteva con una certa frequenza e don Teodoro non era in grado di fronteggiare questa continua spesa, perse la pazienza e una domenica, alla messa, dopo aver spiegato il Vangelo, se ne uscì con queste parole: "E ora mi rivolgo a quelle persone che hanno preso il vizio di tagliare le funi delle campane, che ieri ve l'ho rimesse. Ma sappiano che questa sarà l'ultima volta!". Poi, riscaldandosi ed agitando Ia mano destra, aggiunse: " ...e se taglieranno anche queste, io le campane le suonerò col ca. ..! ". Così dicendo, chiuse il discorso, portando la mano destra, con la palma rivolta in alto, all'altezza del ginocchio.
Negli anni '30 c'era a Livorno, in via Grande, il " Bar degli specchi " , così chiamato, perchè sia le pareti che il soffitto erano ricoperti da grandi specchi. Per un gioco di riflessi, questi proiettavano sul soffitto le immagini capovolte degli avventori, testa in alto e piedi in basso, quando si avvicinavano all'entrata. La cosa destava meraviglia tra tutti i "provinciali", tanto che una coppia di marcianesi di Pomonte, trovandosi a Livorno volle vedere il bar di cui aveva sentito parlare in paese. Viste le loro immagini capovolte, rimasero stupefatti, ma il marito, che voleva apparire emancipato, disse alla moglie: -"Maria, andamo a mangià una pasta! " -"No!" rispose la moglie "Non ci posso venì!" -"O perche?" E la moglie, avvicinandosi all'orecchio, bisbigliò: -"Nun ci posso venì. Non ho le mutande, e lì drento lo vedeno!".
E' una mattina con il mare piuttosto agitato, sì che le onde ricadono in basso, spumeggiando e i marinai dicono che "il mare fa le caprette" perchè appare come un prato con tante piccole capre che brucano. Due incalliti pescatori si incontrano e l'uno dice all'altro: "Non sei andato a pescare, stamani?" con l'aria di sfotterlo. E l'altro, di rimando: "O che ci andavo a fa! Con tutte queste caprette, invece di pescà, mi toccava fa il pastore!".
Nel passato, nella campagna elbana, l'asino era il mezzo di trasporto più in uso. Una giovane donna era salita in groppa ad uno di questi animali. Giunta che fu a destinazione, senza curarsi molto della gonnella, saltò a terra; poi, rivolgendosi ai presenti, esclamò: "Avete visto che slancio?". Un villico intervenne: "Sì, ma a San Piero, veramente la chiamano "t….". (Abbiamo provato ad esprimerci in altro modo, ma ci siamo accorti che il divertente aneddoto perderebbe ogni efficacia.).